Botticelli fu un pittore italiano del 1400, le cui opere più famose sono:
- La Nascita di Venere ; la dea Venere, nuda su una conchiglia, sorge dalla spuma del mare e viene sospinta e riscaldata dal soffio di Zefiro, il vento fecondatore, abbracciato a Clori, la ninfa che simboleggia la fisicità dell’atto d’amore. Sulla riva della spiaggia di Cipro, l’isola cara a Venere, Ora della Primavera, una delle ninfe che presiedono al mutare delle stagioni, porge alla dea un manto ricamato di fiori per proteggerla.
Il disegno è armonico, delicato; le linee sono elegantissime e creano, nelle onde appena increspate, nel gonfiarsi delle vesti, nel fluire armonico dei capelli della dea e nello stesso profilo della spiaggia, dei giochi decorativi sinuosi e aggraziati. I colori sono chiari e puri, le forme nette, raffinatissime e trovano la loro sublimazione nel nudo statuario e pudico della dea.
La nudità di Venere è esaltazione della bellezza classicamente intesa e, al contempo, della purezza dell’anima.
Il soffio vitale offerto dai due amanti, Zefiro e Clori e la vestizione da parte della ninfa sono i due lati ideali di un triangolo al vertice del quale si pone Venere che diviene, quindi, l’elemento mediano dell’intera scena e ci ammonisce sulla necessità di equilibrio, nell’esperienza amorosa, tra passione fisica e purezza spirituale, tra esaltazione dei sensi e elevazione dell’essenza. Un’interpretazione più accurata dell’opera porta a credere che la figura femminile abbracciata a Zefiro sia Bora, altro importante vento che spira sull’isola di Cipro. Venere, qui rappresentata nel momento del suo arrivo sull’isola (Afrodite è spesso definita la Cipride) è nata dal pene di Urano che dopo l’evirazione da parte di Crono è caduto in mare fondendosi alla schiuma delle onde. È questa quindi una rappresentazione della Venere Uranea o Celeste, ragion pura e bellezza più alta nei sensi, in contrapposizione con la Venere terrena della Primavera .
- La Primavera; Secondo l’interpretazione che ne diede Adolph Gaspary nel 1888, mutuata e articolata da Aby Warburg cinque anni dopo, le figure, partendo da sinistra sono:
- Mercurio identificato dai calzari alati e dal caduceo rivolto verso il cielo;
- le tre Grazie, figure mitologiche impegnate in una danza assai leggiadra;
- La dea Venere che fa da asse alla composizione;
- Cupido che volando sul capo della figura centrale è impegnato a dardeggiare una delle tre fanciulle quasi nude e guarnite di acconciature elaborate e diverse con perle;
- Flora che unica del gruppo guarda direttamente l’osservatore e sembra intenta a spargere i suoi fiori all’esterno della scena;
- Clori che produce i fiori primaverili dalla bocca;
- Il vento Boreo (Zefiro), raffigurato con colori freddi mentre rincorre e tenta di catturare la sua sposa Clori.
L’ipotesi più accreditata riguardo alle tre fanciulle danzanti, che costoro rappresentino le tre Grazie: quella di sinistra, dalla capigliatura ribelle, la Voluttà (Voluptas), quella centrale, dallo sguardo malinconico e dall’atteggiamento introverso, la Castità (Castitas), quella di destra, con al collo una collana che sostiene un’elegante prezioso pendente e dal velo sottile che le copre i capelli, la Bellezza (Pulchritudo).